- 18 Dec 2025 14:09 - Vent’anni dall’istituzione del sistema di allerta tsunami NEAMTWS
Dal 3 al 5 dicembre 2025 si è svolta presso la sede dell’UNESCO a Parigi la ventesima sessione dell’Intergovernmental Coordination Group for the Tsunami Early Warning and Mitigation System in the North-eastern Atlantic, the Mediterranean and Connected Seas (ICG/NEAMTWS). L’incontro di quest’anno ha coinciso con il ventesimo anniversario dell’istituzione del sistema NEAMTWS e ha rappresentato un momento chiave per fare il punto sui progressi raggiunti e sulle priorità future nella riduzione del rischio tsunami nell’area.
Tre giornate di lavoro intense nelle quali i rappresentanti degli Tsunami Service Provider e i centri di competenza nazionali dell’area NEAMTWS hanno condiviso lo stato di avanzamento delle proprie attività e pianificato i lavori e gli obiettivi che, da qui ai prossimi mesi, vedranno coinvolti i quattro Working Group e i Task Team, in un’ottica di rafforzamento coordinato del sistema di allerta.
Durante la sessione, Alessandro Amato (INGV) è stato riconfermato per altri due anni come Chair dell’ICG-NEAMTWS per acclamazione delle cariche presenti, confermando la continuità nello svolgimento delle attività. Il Chair, per l’occasione, ha ripercorso due decenni di attività attraverso una Storymaps realizzata dal team di INGVterremoti che intreccia momenti chiave, obiettivi condivisi e risultati ottenuti, alternando contenuti multimediali, immagini, testi e approfondimenti per offrire una narrazione chiara ed efficace dell’evoluzione del sistema e del ruolo dei Paesi partecipanti.

Alessandro Amato (INGV) Chair dell’ICG-NEAMTWS per il biennio 2026-2027 Nel corso della sessione è stato presentato anche lo stato di avanzamento del progetto CoastWAVE 2.0, riconosciuto come una delle azioni approvate nell’ambito dell’UN Ocean Decade Tsunami Programme. Le delegazioni di Francia, Italia, Spagna, Turchia, Portogallo ed Egitto hanno illustrato i risultati principali ottenuti a livello nazionale, con particolare attenzione al potenziamento dei sistemi di allerta, alla preparazione delle comunità costiere e all’adozione del programma UNESCO Tsunami Ready. Nell’ambito dei lavori sono state inoltre avviate le attività preparatorie per l’esercitazione regionale NEAMWave26, prevista per il 2026, e definite le priorità operative dei nuovi gruppi di lavoro dedicati alla governance, agli tsunami di origine non sismica, alla documentazione e al consolidamento del funzionamento del sistema NEAMTWS. La sessione si è inserita nel percorso strategico dell’ICG/NEAMTWS verso il 2030 (Ocean Decade), volto a migliorare la valutazione del rischio, l’interoperabilità delle reti di osservazione e la capacità di risposta delle comunità.
A cura del CAT-INGV
Vai alla notizia - 15 Dec 2025 17:09 - La stazione sismica sottomarina e il terremoto, ML 4.0, nel Mar Ionio meridionale del 15 dicembre 2025
Stamattina, alle ore 10:11 italiane del 15 dicembre 2025, la Sala di Sorveglianza Sismica dell’INGV-Roma ha localizzato un terremoto di magnitudo Richter ML 4.0 nel Mar Ionio meridionale, ad una profondità di circa 32 km.

Localizzazione del terremoto (stella gialla) effettuata dalla Sala di Sorveglianza Sismica dell’INGV-Roma. Il quadrato giallo a sinistra dell’epicentro è la stazione sottomarina MHPPL. Normale routine, se non fosse che alla sua localizzazione ha contributo la stazione sismica MHPPL (Marine Hazard Portopalo), il sismometro più profondo del Mar Mediterraneo, installato a circa 3500 metri di profondità, a circa 80 km a sud-est di Portopalo di Capo Passero.

Registrazione del terremoto di magnitudo 4.0 localizzato nel Mar Ionio oggi, 15 dicembre 2025. In giallo la componente verticale e in verde le due componenti orizzontali. La stazione sismo-acustica ad alta sensibilità denominata SEASMO è integrata nel sistema di localizzazione della Sala di Sorveglianza Sismica dell’INGV e rappresenta un prolungamento a mare della Rete Sismica Nazionale. Grazie alla sua posizione strategica, fornisce dati cruciali per una determinazione più precisa dei parametri dei terremoti che si originano nel cuore del Mediterraneo, anche grazie al fatto che è collegata a terra via cavo elettro-ottico, consentendo così di usare i dati ad elevato campionamento e in tempo reale.
Come scritto in precedenza, SEASMO è un frutto della sinergia tra scienza e tecnologia, nata dalla collaborazione tra i ricercatori dell’INGV e dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). La stazione è connessa a KM3NeT/ARCA grazie all’infrastruttura di eccellenza resa disponibile da IDMAR, il più grande Laboratorio marino per la ricerca scientifica in Europa.
Oltre a potenziare la nostra capacità di rilevazione e localizzazione dei terremoti, la stazione SEASMO verrà integrata anche nel servizio di sorveglianza del Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV.
Questa integrazione segna un significativo passo avanti nella tutela del territorio e nella conoscenza dei fenomeni sismici e tsunamigenici nel Mediterraneo.
A cura di Sergio Sciré Scappuzzo, INGV-Palermo.
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Vai alla notizia - 12 Dec 2025 09:08 - Rivisitata la storia sismica di Roma: nuove evidenze e questioni aperte
La storia sismica di un sito è rappresentata dal complesso delle osservazioni di effetti causati dai terremoti nel corso del tempo, espressi in termini di intensità macrosismica. Quella di Roma è una fra quelle più dense di eventi, a causa della lunga storia conosciuta della città. In un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Bulletin of Earthquake Engineering a cura di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è stato riesaminato l’impatto che i terremoti hanno avuto nel corso dei secoli nella Capitale, in particolare rivalutando le intensità macrosismiche attribuite a 15 eventi sismici verificatisi tra il 1349 e il 1979, tutti classificati nei cataloghi con un’intensità locale superiore al 5° grado. Lo studio fa parte delle attività previste nel Progetto INGV Pianeta Dinamico (ST Predict, resp. Paola Bordoni, INGV) che mira a valutare la risposta sismica locale del centro storico di Roma mediante un approccio multidisciplinare dedicato alla modellazione della propagazione delle onde sismiche, con riferimento alle applicazioni ingegneristiche e per la conservazione del patrimonio architettonico. Il progetto si propone, quindi, di contribuire alla riduzione dell’impatto di eventi sismici su Roma, il cui centro storico, pur essendo caratterizzato da un rischio sismico moderato, possiede un inestimabile patrimonio culturale. In questo contesto tematico, lo studio di Tertulliani et al. rappresenta un avanzamento significativo nella comprensione del rischio sismico a Roma. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, è stato necessario ricomporre il contesto dei danni sismici sofferti da Roma nel corso dei secoli, attraverso una revisione completa delle fonti storiche note e meno note, della letteratura sull’argomento insieme a inedite ricerche archivistiche e sui quotidiani. Uno degli scopi principali del lavoro era raccogliere il maggior numero possibile di segnalazioni di danno, valutarne la severità e georeferenziarle, sovrapponendole alle mappe storiche della città coeve agli eventi. Questo passaggio si è rivelato cruciale per contestualizzare i danni in relazione all’estensione e alla configurazione urbana reali di Roma nelle diverse epoche in cui si sono verificati i terremoti.

Figura 1 – Con colori diversi è mostrata l’estensione dell’urbanizzazione di Roma in varie epoche storiche. La linea tratteggiata nera indica il tracciato delle Mura Aureliane (III sec.), e la stella la posizione del Campidoglio. La figura è tratta da Tertulliani et al., 2025. Il risultato è un insieme di strumenti analitici che consentono una valutazione più accurata dell’intensità macrosismica, una mappatura più consapevole della vulnerabilità urbana e un supporto più solido a decisioni basate su evidenze storiche e scientifiche. La raccolta sistematica dei dati relativi agli effetti ha permesso la rivalutazione dell’intensità macrosismica osservata a Roma per ciascun terremoto studiato, utilizzando sia la scala EMS-98 sia la scala MCS. In totale sono state esaminate e classificate circa 500 segnalazioni di danno riferite ai 15 eventi studiati. I terremoti che hanno prodotto il maggior numero di danneggiamenti agli edifici, sia civili che monumentali, sono risultati essere quello del 1915 (terremoto della Marsica), quello del 1703 (sequenza sismica del Centro Italia-Aquilano) e quello del 1812 (terremoto di area romana). Lievi e sporadici effetti di danno sono stati osservati anche in occasione di eventi recenti, quali i terremoti del 2009 e del 2016.

Figura 2 – Distribuzione degli edifici danneggiati per i terremoti del 1703, 1812 e 1915 (da sinistra a destra). La scala dei colori è indicativa della severità dei danni osservati da 1 a 4 per gravità crescente. NC (non classificabile) indica l’osservazione di un danno generico per cui non è possibile valutare il grado di severità. (modificato da Tertulliani et al., 2025). La revisione ha portato a risultati significativi, in particolare per quanto riguarda:
- Ridimensionamento dell’intensità rispetto alle stime precedenti: le nuove valutazioni evidenziano che l’impatto sismico a Roma ha superato molto raramente la soglia del 6° grado di intensità (sia nella scala EMS-98 che MCS). Questo contrasta con stime precedenti che indicavano valori più elevati.
- Il terremoto del 1349 si conferma quello che ha raggiunto la più alta intensità in città, pari al 7° grado.
- Localizzazione del danno: quasi tutte le osservazioni di danno riguardano monumenti, chiese e abitazioni di epoca pre-moderna e sono concentrate nel centro storico.
- La mappatura digitale: la raccolta georeferenziata delle osservazioni di danno costituisce uno strumento prezioso per gli studi di modellazione delle onde sismiche, e per l’individuazione di aree particolarmente suscettibili al rischio sismico.
Lo studio conclude che la storia sismica di Roma, così come è conosciuta, è rappresentativa quasi esclusivamente del solo centro storico (all’incirca la zona racchiusa all’interno delle Mura Aureliane) e non dell’attuale estensione della città, che può essere fino a 30 volte più grande a seconda del periodo storico considerato (considerando il solo GRA).

Figura 3 – In figura sono messe a confronto le relative estensioni attuali dell’area urbana di Roma Capitale (Municipal area) (1280 km2), del Grande Raccordo Anulare (GRA) (circa 370 km2) e delle Mura Aureliane (AW) (circa 15 km2) (da Tertulliani et al., 2025). Questo solleva alcune questioni aperte fondamentali per gli studi di sismologia storica e più in generale per la valutazione del rischio:
- La difficoltà di stimare attraverso un valore unico di intensità l’impatto di un terremoto per grandi centri urbani.
- La mancanza di omogeneità nella storia sismica di una città che ha subito una così massiccia espansione urbanistica nel corso dei secoli. L’attuale conformazione urbana di Roma, sviluppatasi negli ultimi 80 anni, rende difficile valutare la storia sismica con sufficiente affidabilità: la crescita urbana modifica il contesto, per cui gli eventi passati non sempre riflettono l’attuale esposizione al rischio.
Leggi lo studio completo: A. Tertulliani, L. Graziani, A. Rossi (2025) Re-appraisal of the seismic history of the city of Rome (Italy): new intensity assessments and unresolved issues, Bull. Earthq. Eng., https://doi.org/10.1007/s10518-025-02317-4
Per approfondire il tema del rapporto di Roma con i terremoti, sia dal punto di vista storico e della tradizione, che dal punto di vista sismologico, si può consultare la storymaps “Roma e i terremoti. Storie e storielle che si raccontano da due millenni nella Capitale”.
A cura di Andrea Tertulliani (INGV Roma1)
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Vai alla notizia - 10 Dec 2025 10:40 - Osservazione spaziale e geoscienze. L’INGV al New Space Economy Expoforum
I dati provenienti dallo spazio possono essere utilizzati per studiare terremoti, vulcani, atmosfera e ambiente. Dello stretto legame tra osservazione spaziale e geoscienze si parlerà dal 10 al 12 dicembre, a Roma, nella Exhibition Hall “Our Planet from Space” del New Space Economy Expoforum (NSE), l’evento internazionale organizzato da Fiera Roma in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), al quale partecipa anche quest’anno l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
I ricercatori INGV, nell’ambito delle attività coordinate dal Centro di Osservazioni Spaziali della Terra (COS-INGV), interagiranno direttamente con i visitatori attraverso esperienze interattive, giochi, quiz, brevi lezioni. Sarà possibile, ad esempio, scoprire strumenti innovativi come HERMES e SUN TRACKER, dispositivi che hanno volato nella stratosfera raccogliendo dati scientifici dall’aerospazio, o partecipare a esperimenti interattivi con veri strumenti di laboratorio che mostrano come si calibrano e analizzano i dati satellitari. In programma anche la Conferenza scientifica alla quale parteciperà l’INGV con due tavoli curati da Salvatore Stramondo, Direttore del Dipartimento Terremoti dell’Istituto, e Fabrizia Buongiorno, Direttrice del Dipartimento Ambiente.
L’accesso è gratuito con registrazione.
Tutto il materiale divulgativo prodotto dall’INGV per la NSE 2025 sarà a disposizione del pubblico, oltre che nello stand a Fiera Roma, anche sul sito del COS-INGV e sul portale istituzionale dell’INGV.
Vai alla notizia - 01 Dec 2025 15:23 - Le mappe mensili della sismicità, novembre 2025

Mappa dei terremoti avvenuti in Italia e nelle aree limitrofe dall’1 al 30 novembre del 2025.
Sono stati 1162 gli eventi localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dall’1 al 30 novembre 2025, un numero in forte calo rispetto al precedente mese di ottobre, con una media che scende da 42 a circa 38 terremoti al giorno. Dei 1162 eventi registrati, 142 terremoti hanno avuto una magnitudo pari o superiore a 2.0 e solo 8 eventi magnitudo pari o superiore a 3.0; anche questi ultimi due valori sono in diminuzione rispetto allo scorso mese.
Nel mese di novembre non sono stati registrati eventi sismici di magnitudo uguale o superiore a magnitudo 4, sia sul territorio nazionale che in aree limitrofe.
Tra i terremoti di magnitudo superiore a 3, la maggior parte sono stati localizzati in mare: ricordiamo l’evento di Ml 3.6 del 18 novembre al largo della Costa Campana, avvenuto a una profondità estremamente elevata, circa 450 km, ben al di sotto delle comuni profondità sismogenetiche dei terremoti italiani, che avvengono prevalentemente nella crosta superiore. Questo evento profondo, molto raro per questa area geografica, è da ricondurre a un processo geologico, noto come subduzione, tipico del Tirreno meridionale per la presenza nel mantello terrestre di uno “slab” di litosfera oceanica che sta sprofondando da alcuni milioni di anni al di sotto del Mar Tirreno.
Le mappe, insieme ad altri prodotti del monitoraggio, sono disponibili sul sito dell’Osservatorio Nazionale Terremoti e sul Portale Web dell’INGV.
La rubrica “I terremoti del mese” è a cura di M. Pignone (INGV-ONT)
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